Riassunto delle puntate precedenti
Anna, voglia zero di uscire questa sera. Ma la Manu è depressa e bisogna portarla fuori.
Magari in discoteca. Anna odia la discoteca.
Casa della Manu, ore 10.45.
Mi congratulo per il fatto di essere quasi puntuale e, sorridendo fanciullescamente, suono al
campanello della Manu mentre metà del vicinato si preoccupa di capire chi sono da dove
vengo e a chi sto suonando.
L'altra metà è uscita o è in bagno.
Dopo tre secondi mi arriva giù la Manu con un dignitosissimo muso dovuto al fatto che sono
arrivata in ritardo per l'ennesima volta, mentre io non capisco bene perché sia così arrabbiata e
comincio a farle delle domande idiote sul se come e quando le sono arrivate le mestruazioni (le
ha sempre un po’ in ritardo di tre-quattro mesi: per certa gente è molto dura essere donna, per
questo esistono le femministe), cosa hai mangiato, come va con tua sorella, ti ha telefonato il
tipo?
Dopo tre quattro minuti di silenzio imbarazzato, avendo lei sortito il triste clima desiderato, mi
comunica che sono arrivata in ritardo il che, oltretutto, non mi sembra neanche tanto
interessante anche perché lo sapevo già anch'io 'sto fatto, ma comunque mi sento molto
meglio, beh era solo quello, allora perché poi deve essere così arrabbiata? Ma certa gente è
strana, tiene a cose che non contano proprio un accidente, mica dovevamo andare a sposarci.
Mi verrebbe anche voglia di incazzarmi e poi mi incazzo e poi mi passa: tempo tre secondi.
Di sicuro una che è orfana ci avrà le sue turbe, penso.
Monto su una faccia decisamente innocente ed estraggo dal mio ricchissimo repertorio di scuse
valide per ritardo una riguardante la nonna che dovevo aiutare a fare non so che cosa. E' molto
utile avere una qualche nonna a portata di mano: la nonna intenerisce sempre. Probabilmente è
la stessa scusa che ho usato la volta scorsa. Che strana la gente: ti costringe a raccontare delle
balle e si incazza anche quando ti sbagli, dopo tutto lo hai fatto per il loro bene. Ma lei sembra
fare molta fatica a perdonarmi, eccetera eccetera, quanta pazienza che ci vuole a stare al
mondo.
La colpisco a tradimento notando come le sta bene il maglioncino che indossa e che, a dire il
vero mi sembra proprio un maglionaccio di quelli che si comprano in cooperativa, e la vedo
raggiante, finalmente, perché mi può raccontare che, il suo bellissimo maglioncino, incredibile
ma vero, evviva evviva, L'HA COMPRATO IN COOPERATIVA.
Mi sento già un bel po' meglio.
Sorrido gagliarda mentre mi fa un resoconto dettagliato di dove quando come e a che prezzo ha
comprato la roba che indossa; un po' meno gagliarda quando mi fa notare che è un mese che
non mi cambio il maglione.
Però è pulito: me lo lava mia nonna, di notte.
Doverosa parentesi sul mio maglione.
Il mio maglione è color nocciola spento, con una particolare punto chiamato a nido d'ape o
qualcosa del genere, ha il collo a "v" ed una deliziosa serie di bottoncini color rame sul
davanti. Oltretutto la scollatura al limite della decenza lascia intravedere un grazioso reggiseno
di pizzo color carne decisamente appropriato. L'insieme risalta l'aria dolce ed un po' blasé che
penso mi contraddistingua ed è la mia ancora di salvezza in tutti quei frangenti in cui voglio
avere qualche cosa addosso che mi faccia sentire bene, per cui ce l'ho addosso quasi sempre.
Giuro che non riesco a capire se per la frequenza con la quale li indosso o per il fatto che
magari fanno schifo che la gente mi dice che fanno schifo, ma mi compiaccio comunque che
nonostante ciò io continui ad adorarli, un qualche punto fermo nella vita l'ho al fin raggiunto.
Fine parentesi maglione, magari in fondo al libro allego una foto.